Mamma, papà e qualche amico, mi chiedono talvolta come mai io abbia scelto di tenere la barba incolta. Il motivo è spiegato in queste poche righe.
Ieri mattina mi sveglio di buon mattino.
Sono le 6.26 e mi alzo per prepararmi e andare in radio.
Il sole estivo mi regala i primi soavi raggi del giorno dalla finestra e il cielo azzurro presuppone positività. Scelgo così di darmi una ritoccata al profilo della barba, per accorciarla e riordinarla un po’. Mi sento bene e ho voglia di novità.
Ancora assonnato, impugno l’attrezzo (Quello per radermi. Maliziosi! Vergogna!) e inizio il taglio.
Appena terminata l’opera, mi guardo e mi accorgo che il confine superiore della barba sulla guancia sinistra è più alto rispetto a quello opposto.
«Che ci vuole?! – mi dico – Basta un colpetto col rasoio». E intervengo per il ritocco, scendendo però un po’ troppo e rendendo il tutto nuovamente asimmetrico.
Mi osservo con attenzione e mi sembro l’omino di “Indovina chi”, il gioco di società, con quel profilo di barba da intellettuale di sinistra anni Settanta.
Via, tolgo tutto, optando per il baffo.
Ma un baffone troppo spesso non mi sta bene, così provo ad assottigliarlo un po’, con il risultato di renderlo troppo fine, trasformandomi in Zorro.
Allora provo ad accorciarlo di lato e lo stringo, ma in quel modo sembro Hitler.
Preda della stizza, scelgo così di radermi completamente e quando tiro su la testa dal lavandino, vedo riflesso nello specchio un bambino di nome Andrea Secci, che non rivedevo da un sacco di tempo.
Mi scruto con chiaro disgusto e prendo una decisione: selfie vietati finché non mi sarà ricresciuta la barba!